C'era una volta il 2000, il Gladiatore non era ancora motivo di vanto per i buzzurri, Brad Pitt faceva lo zingaro e il mercato PC era in un periodo benedetto.
La rilettura in chiave malata di Alice in Wonderland (che funge da seguito ideale a dirla tutta) da parte di tale American McGee è una delle perle di quell'anno.
Che poi da uno che si chiama American ti aspetteresti come minimo progetti in tandem con Michael Bay e invece ti piazza una perla indipendente visionaria e disturbante, mica pizza e funghi (allucinogeni).
Fattostà che 11 anni dopo il buon American (yeah!) ci riprova, anche perché i suoi progetti precedenti facevano altamente cagare, e lancia sul mercato Alice: Madness Returns, sequel di quell'American McGee's Alice che mi aveva traumatizzato da giovine.
E se la barcamena mica male, l'American.